Antichissima e particolarmente tormentata e’ la storia dell’isola. La documentazione archeologica gia’ antica risale infatti all’inizio del sesto millenio A.C.
I primi abitanti erano probabilmente arrivati su Cipro antecedentemente alla piu’ antica documentazione pervenutaci.
Peraltro i Cıprioti neolitici appartengono al gruppo etnico arıano insediatosi nell’entroterra anatolico: mentre le loro abitazioni circolari, sotto le quali seppelivano i morti, sono tipiche di tutta una fascia che dalla Persia si estende sino all’Egeo.
La fase neolitica, pur nelle evoluzioni tecnico-stilistiche che rileviamo nei reperti fittili, si mantiene abbastanza inalterata sino all’inizio del terzo millenio quando, per la scoperta del rame, la storia e l’economia di Cipro si trasformano in modo sostanziale.
I giacimenti di rame, di cui l’isola abbondava particolarmente, ne divulgarono l’esistenza suscitando l’interesse di un piu’ vasto mondo circostante.
Al di la’ dei reperti ritrovati in Tessaglia, in Attica e persino in Ungheria e che documentano evidenti rapporti col mondo Egeo ed Europeo, si realizzano notevoli cambiamenti negli usi, nei costumi e nello stile dei manufatti.
E’ la prova di un consistente nuovo apporto etnico ancora di carattere anatolico.
I morti sono ora sepolti in vere e proprie necropoli che denunciano un consolidamento demografico ed un nuovo tipo di organizzazione sociale.
Le abitazioni diventano rettangolari con paretı divisorie interne.
L’arte fittile cipriota viene chiaramente influenzata, specie nella forma, da quella anatolica che pero’ viene assimilata e superata da quel carattere cipriota gia’ affermatosi nell’ultima fase neolitica.
La ricchissima eta’ del bronzo si protrae con una costante evoluzione per piu’ di 15 secoli.
Verso la seconda meta’ del II millenio A.C. il periodo e’ sconvolto e caratterizzato dall’arrivo
Degli acheo micenei.
Da questo momento Cipro, che al di la’ di contatti commerciali notevolmente diffusi, era sempre stata etnicamente una propagine anatolica, subisce il continuo succedersi di nuove e diverse invasioni.
Furono proprio queste successive e continue immigrazioni, facilitate dall’invitante posizione geografica, dall’apertura costiera e dal carattere pacifico (agricolo-commerciale) della sua cultura che, originata da piu’ vasti movimenti etnici nell’area medio orientale e dall’affacciarsi alla storia di nuove poderose civilta’ conquistatrici, tolsero definitivamente all’isola la possibilita’ di un suo sviluppo autoctono e di una sua indipendenza politica.
L’occupazione ottomana di Cipro (1571) origino’ i presupposti che sono all’origine della attuale situazione politica.
L’occupazione turca cancello’ Cipro dagli interessi e dalle interferenze europee anche se permise il ritorno di quella chiesa greco-ortodossa che, riprendendosi tutto quanto i preti latini gli aveva confiscato, a dispetto dell’islamismo, rinacque come vera intelligentia socio-politica.
Il censimento effettuato immediatamente dopo la conquista riportava l’esistenza di 150.000 ciprioti.
Nell’isola si insedio’ un presidio di 30.000 turchi che furono gli antenati dell’attuale popolazione turco-cipriota.
La tolleranza dell’Islam diede a Cipro un’esempio storico che deve essere sottolineato per correggere l’imparziale versione del mondo cristiano.
Cristo e’ pur sempre per i Mussulmani uno dei loro piu’ grandi Profeti. Se le cattedrali gotiche del nemico sconfitto furono trasformate in moschee o distrutte, le chiese ortodosse furono rispettate.
Il clero ortodosso, per quasi tutto il periodo della dominazione turca, assunse all’importanza economica e al potere sociale detenuto solo nei migliori momenti del periodo bizantino.
Dal loro esilio ritornarono infatti l’Arcivescovo e 13 vescovi ortodossi cacciati dai latini. Essi furono ufficialmente riconosciuti dai turchi come rappresentanti del popolo cipriota e l’Arcivescovo fu incaricato dell’esazione dei tributi dovuti non solo dalla popolazione cipriota ma anche da i turchi che si erano ormai insediati nell’isola.
Si formo’ insomma quell’intelligente equilibrio fra comunita’ etniche diverse di cui l’Islam aveva gia’ dato prova prima dell’invasione crociata in quel Medio Oriente dove Maometto aveva sostituito Roma.
Evidentemente vi furono anche diversi contrasti e diverse reazioni indipendentistiche: il fatto pero’ che l’Impero Ottomano, all’apice della sua potenza e cosı’ fortemente caraterizzato da una diversa religione, lasciasse prosperare una comunita’ conquistata, professante un credo antagonistico, dimostra una visione umana universale spesso mal corrisposta e comunque misconosciuta dall’intolleranza cristiana occidentale.
La comunita’ etnico turca diede esempio di perfetta naturalizzazione. Piu’ volte furono infatti questi ultimi arrivati a ribellarsi contro il malgoverno dei Pascia’ e contro l’Arcivescovo che lo rappresentava. L’esempio in tal senso piu’ clamoroso fu quello del Dragomano (un super governatore turco) Hadji Kodrapakis che tanto beneficio’ Cipro, decorando chiese e promovuendo l’insegnamento da essere richiamato a Costantinopoli e condannato a morte per sospetto tradimento.
Con la conseguente soppressione della carica di Dragomanno, l’Arcivescovo rafforzo’ sempre di piu’ la sua figura di Capo Politico.
Tale situazione concomitante all’inizio della decadenza dell’impero ottomano creo’ il fertile terreno per il concretizzarsi dei primi moti rivoluzionarı.
Da allora essi furono sempre capeggiati dalla figura dell’Arcivescovo dell’isola di cui l’ultima e piu’ recente espressione e’ stata quella di Makarios III. Diversamente non si potrebbe capire come, in pieno XX secolo, un capo religioso possa diventare Presidente della Repubbica.
Sotto il profilo culturale, gli Ottomani introdussero una nuova civilta’ che pero’ rimase limitata solo ai nuovi venuti.
La popolazione pre-esistente non altero’ i propri valori cristiano-ortodossi che, addirittura ebbe modo di risvilupparsi dopo la persecuzione dei preti latini attraverso il controllo delle scuole di cui la Chiesa si fece localmente promotrice riservata pero’ alla comunita’ greco-ortodossa.
Dal punto di vista etnico, la dominazione turca, pur modificando in modo sostanziale e permanente la struttura della popolazione, non genero’ quella fusione che, in pressoche’ analoghe situazionı si era verificata in passato coi Micenei e Bizantini.
Il motivo di tale fatto va ricercato non nell’antitesi politica delle due comunita’ quanto dalla incompatibilita’ religiosa che costituı’ e costituisce un profondo elemento dı distinzione a dimostrazione di quanto piu’ forte e piu’ sentita e’ la chiesa acefala cipriota.
Va sottolineato, come dimostrato dalla storia, che la comunita greco-cipriota e’ greca solo di lingua e non certo dal punto di vista etnico, infatti l’unico popolo mediterraneo che non ebbe mai l’occasione di invadere o dominare Cipro furono i Greci (I Micenei non solo non appartenevano ad una nazione greca ma furono essi stessi cacciati dall’Eliade da quei Dori che formarono la civilta’ greca nel senso attuale). Una gran parte della comunita’ greco – ortodossa e’ invece formata da Greci che immigrarono nell’Isola nel tempo.
CAMMINO VERSO L’AUTODETERMINAZIONE ED INDIPENDENZA
Sin dall’arrivo dei Lusignani e della Chiesa Latina, il baluardo dell’indipendenza ando’ ıdentificandosi nella colta Chiesa Ortodossa e nelle reazioni da questa capeggiate.
Purtroppo essa esalto’ maggiormente l’aspetto linguistico-religioso e ideopolitico greco piuttosto che la sua natura autonoma e acefala come simbolo della liberta’ e dı contrasto ad ogni invasore.
L’identificazione della liberta’ nell’ideale greco-politico (Etnosis) ha quindi ragioni diverse da quella di una sostanza etnica.
In parte sta nel fatto che la Grecia e’, erroneamente, intesa come l’erede della cultura politico-religiosa di Bisanzio, in parte per il simbolo che essa rappresenta come prima nazione a liberarsi della dominazione turca e, infine, motivo principale dell’Etnosis, piuttosto che per l’indipendenza, per quella esperıenza storica che non aveva mai visto in Cipro la possibilita’ politica ed economica di una sua isolata indipendenza nel teatro di un Medio Oriente sempre agitato da dominatori e dominati.
Va anche detto che queste ragioni dovevano essere ampiamente superate nel contesto storico moderno e che pertanto potevano e possono servire solo a giustificare dialetticamente la tendenza prevaricatrice di un gruppo piu’ consistente su uno piu’ debole.
Purtroppo il carattere troppo esclusivo della Chiesa Ortodossa Cipriota ha approfondito il solco etnico dualistico.
I FATTI
I moti cominciarono a prendere forza all’inizio dello scorso secolo. L’anima della rivolta fu ovviamente la Grecia come leader della liberazione dai Turchi e dalla Chiesa Greco-Ortodossa.
La scoperta di alcuni manifesti rivoluzionari portati sull’isola dall’Archimandrita Teofilo Theseus causo’ una violenta rappresaglia turca (Luglio 1821). L’Arcivescovo, Vescovi ed Abati furono condannati a morte.
Gli Ottomani proseguirono confiscando sistematicamente Chiese, Monasteri e proprieta’ private.
L’equilibrio era ormai distrutto per sempre ed il clima era ormai decisament mutato ed era caratterizzato da aspirazioni che non potevano piu’ essere soffocate.
L’epilogo Ottomano si consumo’ lentamente, sia pure nella violenza dei contrasti, con lo stesso ritmo della decadenza del suo impero.
Dal 1830, anno della dichiarazione di indipendenza della Grecia, i ciprioti di fede Ortodossa, capeggiati dalla Chiesa Ortodossa espressero il desiderio di essere incorporati nel nuovo stato ellenico.
Tale aspirazione crebbe maggiormente quando nel 1878, in virtu’ di un trattato, l’isola passo’ sotto il protettorato inglese pur rimanendo sotto l’effimera sovranita’ del Sultano.
Il prezzo fu di 92.000 sterline dovute dalla Turchia all’Inghilterra e alla Francia per il loro supporto nella guerra di Crimea.
Sotto la nuova occupazione anglosassone, i Ciprioti rivendicarono sempre di piu’ le autonomie locali, pero’ con diverse aspirazioni: i greco-ciprioti auspicando l’annessione alla Grecia (etnosis) i turco-ciprioti uno stato indipendente.
Ogni aspirazione popolare fu comunque sempre contrastata dall’Inghilterra che cerco’ di barattare diplomaticamente l’isola per ben due volte sempre alla Grecia: la prima durante la guerra dei Balkani (1913/14) in cambio del porto di Argostolion (nell’isola di Cefalonia); la seconda nel 1915 in cambio della sua entrata in guerra accanto alla Serbia.
Nel 1918 i rappresentanti dell’isola di Cipro si appellarono a Londra, al principio di autodeterminazione delle nazioni, i Greco-Ortodossi reclamando la loro annessione alla Grecia, i Turco-Ciprioti la totale indipendenza.
L’Inghilterra non solo si oppose decisamente ma addiritura, nel 1925, la incorporo’ nelle colonie della Corona britannica.
La lotta per l’indipendenza si sviluppo’ piu’ vivacemente e nel 1950 la Chiesa indette un ‘referendum’ in favore dell’Etnosis riservato ai Greco-Ortodossi. I Greco-Ciprioti dovevano esprimere il loro parere nei registri in Chiesa, con nome e cognome leggibili ed in chiaro, escludendo de facto una volta di piu’ la comunita’ Turco-Cipriota che si opponeva a questa proposta.
La proposta dell’etnosis, peraltro per i turco-ciprioti significava e significa solo sostituire un dominatore abbastanza imparziale, in quanto non coinvolto nei problemi interni (l’Inghilterra) con un’altro (la Grecia) specificatamente di parte etnica contrastante e con aspirazioni espanzionistiche con le logiche conseguenze. La lotta dei Turco-Ciprioti contro l’etnosis aveva troppe logiche ragioni di diritto. I timori, come rivelarono i fatti successivi erano piu’ che fondati e furono quelli a spingere i rappresentanti turco-ciprioti a richiedere la tutela della
Turchia.
Cio’ che la Comunita’ Turco-Cipriota aveva paventato e cercato cosı’ di evitare si verifico’nel tempo in modo tragico e cruento.
Nel 1954 nacque l’EOKA che, guidata dal Col. Grivas, porto’ cruenti atti di terrorismo non solo contro gli Inglesi ma specialmente contro la comunita’ Turco-Cipriota e Greco Ciprioti che non condividevano le loro idee.
La questione fu portata alle Nazioni Unite nel 1954 e nel 1955.
Fu riconosciuto il diritto di auto-determinazione, ma la sua realizzazione avrebbe dovuto essere differita nel tempo. Le trattative furono interrotte e Makarios esiliato nelle Isole Seychelles (1956). Grivas riprese in pieno le sue attivita’ terroristiche spazzando via interi villaggi turco-ciprioti, fosse comuni ecc. Intervenne anche la Turchia diplomaticamente per proteggere la comunita turco-cipriota.
Nel Febbraio del ’57 il Comitato Politico dell’ONU intervenne a favore di Cipro. Grivas accetto’ di sospendere le sue attivita’ terroristıche solo a condizione che Makarios fosse liberato per discutere il problema come rappresentante del popolo cipriota, ma contınuo’ le sue attivita’ terroristiche contro i turco-ciprioti.
Le trattative per defınıre la totale indipendenza dell’Isola rıpresero e si conclusero con successo nel 1959/60.
Cipro diventava cosı’ dopo 2.800 anni di dominazione esterna uno stato finalmente libero.
Al riguardo tocca sottolineare che Cipro non fu mai (e tutt’ora non lo e’)una NAZIONE ma uno STATO.
Purtroppo le tragedie dell’ısola non erano finite.
Il problema del dualismo etnico e delle diverse aspirazioni (etnosis, da parte della comunita’ greco cipriota e totale indipendenza da parte della comunita turco-cipriota) invece di trovare
nell’acquisita indipendenza un motivo di superamento, si ripresento’ in forma ancora piu’ acuta.
I trattati di Zurigo nel 1959 avevano stabilito la suddivisione delle competenze politico amministrative fra le due comunita’. Il loro rispetto presupponeva il definitivo abbandono dell’idea dell’etnosis, in effetti mai abbandonata ne’ dalla Grecia ne’ dalla Comunita’ Greco-Cipriota. (vedi il libro scritto dall’allora leader della comunita’ greco-cipriota Clarides “My Deposition” in tre volumi).